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alp
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Messaggio da alp » gio 15 mag, 2008 12:21 am

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Un pomeriggio come tanti? 90 km in 4 ore. 3600 m di dislivello in altitudine: metà a salire e l’altra metà a scendere; dal mare fin quasi alla cima del monte più alto dell’Appennino Meridionale e ritorno. Facendo due calcoli: circa 25km/h (considerando le soste volanti e il rifornimento). Sembra la velocità di una lumaca ma, devo essere sincero, ho tirato da matti! Come apripista il solito “Maiolino” seguito a ruota da Eros, quindi Natino, con un grosso KLX 650 e un manico più grosso della moto, a seguire alternandosi, Valerio col suo XR 400 e Nino.

Appuntamento davanti al ristorante dove era a pranzo la Reggina Calcio. Incrocio Nevio con cui ho lavorato lo scorso anno, si chiacchiera un po’ delle ultime novità. Nessun progetto! Scaramanzia? Lo saluto con un caloroso “in bocca al lupo!”. Tanto , ci rivediamo a breve.

Nell’aspettare gli altri faccio due passi sulla spiaggia sabbiosa, difficile da abbordare con le gomme da trial e un pugno di CV. Non ho alternativa! Ne faremo un pezzo e già temo di sbandare. Non amo la sabbia come non amo la neve pappa. Che ci volete fare? Ognuno ha le sue idiosincrasie!

Di ritorno dal mare, vedo arrivare Peppe, un caro amico quaddista, a bordo di una fiammante Transalp “Drive Test”. Sapeva dell’appuntamento e ci teneva a venire a salutare gli amici. “A quando il tuo rientro in fuoristrada?”. Dopo il brutto incidente in cui è precipitato da un burrone (proprio lungo la carrareccia che andremo a percorrere oggi) e ha fracassato il mezzo non siamo più usciti insieme, e si sente la sua mancanza!

Ecco che a poco a poco arrivano gli altri. Natino sta al suo “6 e 50” come io sto all’alpetta, tanto ha il fisico da toro. Aspettavamo anche “acasile e l’”Arcidiaco” ma avranno avuto impegni improrogabili. A mano a mano che arrivano tutti si comincia a scaldare il gruppo con argomenti “caldi” che vi lascio immaginare. Siamo pronti: compattiamo le fila e stabiliamo, grosso modo, dove andare.

Come temevo, il pezzo sulla sabbia è difficile per me. Ma ormai ho imparato: scendo diretto verso la battigia e seguo la linea dell’onda sulla spiaggia. Per risalire prendo la diagonale più lunga possibile in modo da ridurre al minimo la pendenza da superare. Ed è fatta!

Percorriamo i primi km fra canneti e arbusti. E’ difficile passarci in mezzo, avere il casco con la visiera mi aiuta tanto. A guidare il gruppo è Eros, che conosce la pista. “Io faccio da scopa” direbbe l’endurista esperto, ma sono cosciente di essere semplicemente il più lento. Sempre ultimo! Saltiamo su gradoni che servono a contenere il pietrisco quando, in primavera, l’acqua raggiunge una portata considerevole. Ogni tanto guadiamo a zig zag in cerca dei punti più facili per risalire verso monte.

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Ed arriva il momento di presentare il gruppo dei nostri Cavalieri di San Giorgio. Da sinistra: Natino, Valerio, “Maiolino” e Nino. Impegnato nello srotolamento di oltre un metro di fil di ferro arrugginito intorno al disco posteriore c’è Eros (è nascosto dall’Alp). Si, perché i piccoli incidenti sono sempre in agguato: qualcuno, più superstizioso degli altri, pensa che la prossima uscita dovremmo farla partendo da Bagnara (famosa località dove le cosiddette “bagnarote” sono da tutti considerate bravissime a cacciare il “malocchio”). Poco male. Per fortuna nessun danno.

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Ci ha aiutati anche la mia pinza che, assieme a tanta altra roba porto sempre con me. Nella mia cassetta degli attrezzi: giraviti convertibili, brugole, fascette in plastica (che serviranno da lì a qualche ora!), chiavi inglesi regolabili e fisse, nastro isolante, fil di ferro, chiave per candela e quant’altro. Se mi capitasse qualcosa non saprei cosa fare: non capisco gran ché di meccanica! Per lo meno ho gli attrezzi. A qualcuno potrebbero servire, se sa dove mettere le mani.

Rispetto all’ultima volta che abbiamo percorso questa pista, oggi siamo riusciti a recuperare qualche km di sterrato in più. Tuttavia, forse per la mancanza di pioggia o perché ormai la neve in montagna si è sciolta completamente, non abbiamo trovato le stesse difficoltà nel risalire il corso d’acqua contro corrente. Sarà che ormai conoscevamo bene il percorso?

Nino ed Eros guidano il gruppo in modo perfetto, lineare. Mi aspettano sempre pazientemente e controllano attentamente il mio segnale di conferma per avere la sicurezza della direzione da prendere. Più che altro, mi è parso di capire, cercano di gratificarmi in qualche modo, visto che ogni volta che li raggiungo devo avere una faccia distrutta (fatica e polvere).

“Maiolino” ha cambiato la sua maglia: che voglia mantenere l’anonimato (visti i tempi che corrono!)? Fa delle penne kilometriche (permettetemi la k!) e vederlo curvare in controsterzo è uno spettacolo: sembra che danzi con la sua moto!

E’ la prima volta che viaggio con Valerio e mi son trovato bene: ogni volta che mi ha sorpassato è stato ben attento a farlo dove era abbastanza largo e sicuro e, soprattutto, a non sgommarmi addosso i soliti quintali di sassi e polvere. L’ho invitato al giro che faremo sabato prossimo e spero che ci sarà anche lui. Mi sembra un motociclista prudente e un endurista apprezzabilissimo.

E che dire di Natino che oggi si è fatto due bei pezzi “hard”, entrambi in discesa? Non avrei mai immaginato che si potesse andare in fuoristrada a quel modo con una moto del genere. Guidare un KLX 650 non è un gioco da ragazzi. Se il fisico ti aiuta, il manico ti permette di fare cose impensabili! Eccezionale Natino!

Mi sono reso conto che nei nostri percorsi abbiamo ormai un rapporto standard sterrato/asfalto: 2 a 1! Nel senso che, a conti fatti, sui nostri 90 km, 1/3 era su catrame. Niente male! Ma mi accorgo sempre di più della difficoltà a viaggiare dietro il popolo degli enduristi: mangio troppa polvere e, a sera, torno a casa con gli occhi appiccicati. A parte la velocità a cui tendo. E’ come se mi sentissi trascinato a correre. E detto da uno tranquillo come me… é quanto dire! (immagino, in questo momento, lo sbigottimento dei miei compagni di viaggio nel leggere dei miei sforzi a star loro dietro).

Risalendo lungo la carrareccia, improvvisamente ho un flash-back: mi viene in mente che proprio dietro una curva, prendendo un sentiero, ci si ritrova in un aranceto splendido. Pianto il gruppo e devio e… guardate che spettacolo!

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Un fischio e arrivano tutti: a maggio inoltrato vedere tutti questi aranceti così carichi di agrumi ti fa sentire la forza e la bellezza della natura. Ne vorrei assaggiare qualcuno, giusto per non sentirmi in imbarazzo in questa terra così ospitale, ma preferisco dissetarmi con la mia solita bottiglietta di plastica da mezzo litro d’acqua. Riparto più fresco di prima. L’appagamento estetico ha in me questo strano effetto, qualche volta (devo provare se funziona anche in piena estate, quando tiro il caldo e umido vento di scirocco).

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I prodi Cavalieri di San Giorgio (hanno tutti quella origine!) si divertono a saltare lungo le rampe in cemento che spezzano la carreggiabile e che hanno la funzione di aiutare le Api dei contadini ad arrampicarsi senza slittare troppo sullo sterrato.

Si attraversano guadi in punti difficilotti (dove non pensi proprio a fare foto, sei troppo impegnato a cercare di passare senza cadere e fare danni) e si sale costeggiando la fiumara. Lavori di sbancamento creano in noi confusione: dove andare? Proviamo ad infilarci sotto la benna di un Caterpillar mezzo arrugginito per provare se siamo nella giusta pista.

Riconosco il curvone in salita: ci siamo! Dune artificiali attraversano trasversalmente la carrareccia. I “destrieri” dei Cavalieri copiano i pietroni coi loro forcelloni come se niente fosse. Mi sono accorto che se cerco (e dico “cerco”) di tenere la loro andatura la moto non ce la fa: non è fatta per questo lavoro né come motore né come sospensioni. Né io mi diverto a correre. Soluzione: rallentare! (anche se quando arriverò a raggiungerli troverò Eros e “Maiolino” in pigiama “pronti per andare a nanna” che è tardi).

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Scherzi a parte, fra sgommate, accelerate e soste d’attesa, arriviamo al punto in cui il gruppo si ferma per una breve pausa collettiva (saranno stanchi anche loro?). Ne approfitto per una bella foto in posa. Spontaneamente “Maiolino” scatta e finalmente anch’io vengo immortalato.

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Sempre più su! Il terreno è pietroso e il vibromassaggio cerebrale sortisce i suoi soliti effetti: “chi sono?” mi domando appena sceso dalla moto; poi leggo qualcosa sul serbatoio giallo ed ho un “insight”!

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ALP! E ritorno in me, tranquillo. Mi capitano sempre di questi “attacchi ischemici transitori” quando becco qualche pietraia tosta. Che sia colpa delle forcelle della mia alpetta? Dovrei preparare un questionario per i proprietari delle piccole Alp sulle loro reazioni emotivo-comportamentali dopo aver superato un paio di km di pietraia impestata. Vi risulta un momentaneo obnubilamento dei processi di coscienza?

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Finalmente il piano. Il gruppo si riunisce in seduta plenaria per decidere sul suo futuro: “hard o soft”? Primo fra tutti “Maiolino” spinge il gruppo verso il “suicidio collettivo”. Dopo lo scampato tentato suicidio a seguito della prova su sterrato della mia alpetta da parte di Eros, oggi abbiamo debellato un attacco acuto di “depressione” nei confronti del “Maiolino” che voleva provarci anche lui. Già appena poggiato il sedere sulla sella ha esclamato: “non c’è l’ammortizzatore posteriore”? E io a spiegargli che siccome ogni giorno ci vado in due e che abbiamo gli zaini della scuola pieni di libri devo tenere il precarico rigido. Boh! Sarà! Ma mi è sembrato poco convinto lo stesso.

Scendendo per il primo tratto hard abbiamo tenuto un’andatura tranquilla (finché ero io avanti a indicare la strada ed evitare che cominciassero a tirare correndo troppi rischi). A un certo punto, il CRF non è più riuscito a trattenersi e mi è sfrecciato di fianco proprio mentre cercavo di evitare un pietrone di una trentina di cm di diametro. Immediatamente dopo mi superano anche Eros e Natino. A quel punto non sapevo più se preoccuparmi per loro che andavano giù come missili o per le mie povere braccia che cominciavano a lavorare in anaerobiosi.

Per un verso o per l’altro, riusciamo ad arrivare giù tutti interi e proprio mentre entriamo in paese sento suonare un clacson dietro di me. Roba da matti! Con tutto quel casino a cercare di stare in piedi sulle moto senza far danni qualcuno di loro è riuscito pure a trovare un telefonino per terra. Ci fermiamo quindi a consultarci sul da farsi: un paio di telefonate (nella foto sotto: Natino mentre cerca di telefonare al proprietario) recuperate dalla rubrica del cellulare e rintracciamo il proprietario che, contentissimo, ci raggiunge dopo alcuni minuti a bordo della sua vecchia Lada Niva 4X4 rossa: gente dura da queste parti!

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Anche per oggi, i nostri piccoli scouts hanno compiuto la loro buona azione (a proposito, il fazzolettone verde che ho usato oggi come bavaglio per proteggermi dalla polvere è proprio quello degli scouts, fregato a mia figlia!).

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Si riprende il cammino. Saliamo lungo una via meno ripida di quella che abbiamo percorso a scendere e recuperiamo la carreggiabile alla stessa altezza di dove l’avevamo lasciata (abbiamo giusto preso una variante perché ce lo sentivamo che avremmo fatto qualcosa di buono (la nostra anima scout!!!).

Ancora terra battuta: gli enduristi si dilettano in sbandate e frenate brusche, i motoalpinisti (che, ovviamente, rimangono dietro) masticano polvere! Riprendiamo l’asfalto: qualche km ci separa dal paese dove faremo rifornimento: 50 km dall’ultimo pieno e, incredibile ma vero, solo 2 litri di benzina! Stento ancora a crederci…

Stabiliamo il da farsi. Sono già le 16:30 e il tempo è grigio. Ognuno di noi è attrezzato per la pioggia, speriamo solo che non arrivi. Decidiamo di prendere quota e arrivare fino a 1800m slm. Bello sbalzo di pressione se si considera che siamo partiti dalla spiaggia e, infatti, già dai 1700m le carburazioni cominciano a non rispondere perfettamente.

Io avanti e loro dietro, giusto il tempo di indicare la via che ci porterà velocemente in quota. Poi, loro avanti e io dietro fino ai 1700m. Da qui riprendo la guida del gruppo per portarli a raggiungere il punto in cui la carrareccia si biforca in uno stretto tratturo che ridiscende nel sottobosco. Siamo sui 1800m slm. E’ il vertice della parabola. Ora inizia la curva discendente.


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Fine della prima parte
(continua)
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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max37
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Messaggio da max37 » gio 15 mag, 2008 2:41 am

che invidia
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

Lion
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Messaggio da Lion » gio 15 mag, 2008 3:31 pm

Ciao, complimentoni per i racconti veramente avvincenti e per i posti bellissimi che visitate! Peccato che non vi ho conosciuto prima in quanto sto per vendere la moto che mi avrebbe permesso di seguirvi nelle vostre avventure! Purtroppo (prima o poi doveva succedere) mi sono fidanzato e quindi sto vendendo il mio buon suzuki DR 400 per acquistare una moto stile Dominator\Pegaso 650\KLE 500 (non vorrei aggiungere molti soldi!) per potermi fare qualche giretto in 2 magari in Sicilia! Se qualcuno dovesse essere interessato al mio DR 400 è unipr. bianco e blu del 2000, 21.000 km comunque tenuto maniacalmente. Vorrei realizzare circa 2000 euro ed accetto lo scambio solo con moto di pari valore o quasi! Spero di potermi accompagnare al vostro gruppo se farete qualche giretto anche a medio raggio (con donne al seguito)! Fatemi sapere se passerete da Brancalion, SALUTISSIMI

natoskype
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ciao !

Messaggio da natoskype » gio 15 mag, 2008 4:51 pm

Ciao alp ,sono Natino come al solito ti faccio i complimenti per il modo in cui racconti le nostre splendite uscite.....



AAA per LION sono interessato a fare un cambio con la tua moto.il mio num di tel è 3479781259.

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Re: ciao !

Messaggio da alp » gio 15 mag, 2008 8:22 pm

natoskype ha scritto:Ciao alp ,sono Natino come al solito ti faccio i complimenti per il modo in cui racconti le nostre splendite uscite.....

Ehi Natino,
fai il pieno che sabato andiamo a fare uno di quei giri belli lunghi: dal Tirreno allo Jonio!!! Appuntamento alle 9 (dobbiamo ancora stabilire dove... dipende se viene il gruppo da Messina).
A presto e...
Buon motortrip,

alp

Lion
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Messaggio da Lion » ven 16 mag, 2008 2:07 pm

natoskype ha scritto:Ciao alp ,sono Natino come al solito ti faccio i complimenti per il modo in cui racconti le nostre splendite uscite.....



AAA per LION sono interessato a fare un cambio con la tua moto.il mio num di tel è 3479781259.
Ciao, sei il ragazzo con il klr 650? Se hai il Kawa, anche se mi confermano i miei amici che è veramente un ottima moto, alla mia ragazza non piace tanto il colore (per me è il mitico "verdino Kawa", ma vai a spiegarlo alle donne), quindi darò un occhiata in giro ed in caso ti faro sapere!
P.S. Se hai un altra moto fammi sapere..

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Messaggio da natoskype » ven 16 mag, 2008 8:08 pm

Ciao leon,guarda che la mia moto è un klx versione stradale,molto simile al dominator....da non confondere con il klr che è molto tecnica...per il colore non posso farci niente. A presto ! :D

alp
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Messaggio da alp » dom 18 mag, 2008 1:51 pm

0-1800-0: seconda parte

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Apriamo quest'ultimo report con una bellissima immagine della rossa Honda di "Maiolino" nel suo "Parco Giochi", proprio sopra Reggio.

Attraversiamo un fitto bosco di faggi di un verde intenso, il colore delle bottiglie di vino (giusto per citare Pino, un grande motoalpinista che non disdegna i piaceri del dio Bacco). La temperatura si è abbassata ma, in moto, a queste andature, va ancora bene. Il terreno è molto umido a causa dalle ultime piogge che, da queste parti, sono state recenti. Procediamo in fila indiana. Vado avanti per individuare il punto in cui infilarci nel sentiero che ci porterà a quote più basse: dai 1800 arriveremo a 1300 seguendo un unico tratturo in mezzo al verde bosco (una goduria!).

In questa foto vediamo Valerio in azione col suo XR 400.

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Alcuni punti sono veramente tosti: sassi grossi quanto un meloncino, grossi rami di traverso e buche piene di fango nero pieno d’acqua. Per fortuna non troviamo ostacoli a impedirci il passaggio, come era invece successo l’ultima volta che avevamo tentato lo stesso tragitto circa un anno fa. Unico punto difficile: un tornante con un canalone profondo che taglia longitudinalmente la pista e il terreno in contropendenza. Fatto in prima e coi piedi a terra! Abbordabile per la mia Alpetta, piuttosto difficilotto, invece, per chi ha moto con selle a un metro da terra.

Lo stesso passaggio di sopra ma questa è la volta di Eros col suo Kappone.

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E’ sicuramente la stagione più bella per attraversare i boschi! Il verde è intenso e non c’è il caldo tipico delle sciroccate estive. La vegetazione è lussureggiante e chi era in avanscoperta si ferma ai bordi della pista ad aspettarmi, dopo aver visto da vicino una volpe incuriosita. Non è raro da queste parti!

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Se cercate in foto la volpe farete una fatica inutile. E’ semplicemente Eros che scodinzola nel bosco.

Ormai si son fatte le 17:30 e Nino deve rientrare velocemente (appuntamento con la fidanzata!). Ci salutiamo alla fontana e ci diamo appuntamento per la prossima avventura del sabato. Chi rimane decide di seguirmi per un percorso inusuale, dove qualcuno un giorno (il Peppe che è venuto a salutarci alla partenza) ci stava lasciando le penne andando a finire in un burrone per evitare, all’uscita da un tornante cieco, un fuoristrada (4X4) che saliva a folle velocità!

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Si va giù veloci seguendo il solito ordine, io sempre l’ultimo! Dopo tutta la polvere che ho mangiato oggi, il semplice sapore del pane mi sembrerà più buono. Come al solito, ho portato con me torroncini e una barretta di frumento. Chiacchierando col gruppo si predisponeva il menù per la settimana prossima: oltre al pane col capicollo qualcuno proponeva il vino: si vedrà, anche perché, il prossimo sarà un lungo tour che ci porterà in luoghi dell’Appennino Meridionale veramente selvaggi, dove non si trova neanche un posto per preparare da mangiare (si prevede, quindi, la colazione a sacco).

Attraversiamo un fitto castagneto dove, in autunno, un manto spesso di foglie marrone chiaro ricopre tutta la carrareccia impedendo perfino di vedere il fondo (situazione molto pericolosa perché ti impedisce di vedere se ci sono grossi sassi). E, ogni tanto, immancabilmente ti spunta il sasso appuntito che tende a sbilanciarti.

Qui gli enduristi si sbizzarriscono e, appena finita la zona del castagneto, ci ritroviamo a correre lungo una facile tràzzera. Qui lo spirito enduristico emerge prorompente e le foto di sotto la dicono lunga sui manici che mi accompagnano in queste lunghe giornate primaverili.

Nelle due foto di sotto: “Maiolino” all’uscita da un curvane veloce.

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Sotto: Eros in derapata controllata.

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Natino col grosso Kawasaki in controsterzo.

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E, infine, sotto: Valerio fra la polvere, dopo il passaggio della ”Armata Brancaleone”.

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Raggiungiamo l’asfalto e proseguiamo per alcuni km fino a quando decidiamo di seguire “Maiolino” in un percorso realizzato con “acasile”: sono riusciti a creare un passaggio fra le rocce (spostandole di peso) così da poter intercettare una tràzzera ripidissima (da capre!) che sovrastando le colline sulla città, ci permette di raggiungere Reggio godendo di un panorama unico. Come al solito, quando sono ammaliato dal paesaggio mi dimentico perfino di fotografarlo (sarà per la prossima volta!).

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No, non è la California né il Mexico. Siamo solo ad una decina di km da Reggio.

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Discesoni veramente ripidi in cui, devo dirlo, più di una volta ho perso il controllo della moto (nel senso che, in prima, avevo la ruota bloccata e mi si è spento il motore). Ma come avrà fatto a fare quelle discesa “il mago di Natino”? E, addirittura, il “Maiolino” la fa a salire: decisamente improponibile per me, con tutta quella sabbia morbida!

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Natura selvaggia sulle colline che sovrastano la città di Reggio.

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Sani e salvi raggiungiamo uno spiazzo (definito da me come “la giostra”) dove abbiamo lasciato che “i bambini” si divertissero a giocare, liberi di scorazzare, sgommando e impennando. D’improvviso Eros si infila in un burrone urlando non so cosa. Mi affaccio per vedere cosa è successo e lo vedo con una piastra paramotore. Era quella che qualche tempo prima Natino aveva buttato (non si sa bene perché) passando di lì.

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Recuperata la piastra, con una decina di fascette plastificate (che porto sempre dietro) Natino riesce a rimontarla, anche perché si è accorto che è perfetta: non ha proprio nulla di rotto. Come nuova! Perché mai l’avrà buttata via?

E ripartiamo per l’ultimo pezzo VERAMENTE RIPIDO!!!!! Se penso che lo riescono a fare in salita con gli enduro, un terreno così sabbioso… e ripido. Gomme, sospensioni e grinta fanno la differenza fra l’endurista e il motoalpinista. E’ un dato di fatto!

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Soprattutto la prima delle due foto in alto mi piace: Eros in corsa e son riuscito a bloccarlo col teleobbiettivo mettendolo a fuoco e lasciando l’erba alta in movimento (mi compiaccio di me!).

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“Maiolino” in azione, con due blocco-immagine e una terza foto da poster.

E… dulcis in fundo… arriviamo giù e troviamo una catena a bloccare l’uscita e l’inserimento sulla carreggiabile. “Poco male”, penso, “ci passeremo da sotto”. Neanche a dirlo, vedo la rossa Honda lanciarsi giù per il burrone seguita dal Kappone arancio di Eros e via tutti gli altri. Non senza qualche perplessità e piuttosto preoccupato mi avvicino anch’io al “nulla”. Giù c’è il “Maiolino” che mi incoraggia e… vado! Concentrato sulla traccia che hanno lasciato gli altri, mi fido ciecamente della “giusta traiettoria”. OK, è fatta!

Solo un piccolo danno al portatarga che, ovviamente, urta e si piega. Lo farò aggiustare prima della prossima uscita di cui vedrete, a breve, le foto. Si perché, diversamente dal solito, stavolta ho intenzione di farvela raccontare dagli amici che mi hanno accompagnato nel lungo giro fino alla Fiumara del Butramo.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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