Cava di Valdaren, vicina ad Arluno, tutta sassi grossi sul fondo e pista che cambia perché un pilota ha il padre con la ruspa che modifica il circuito sassoso secondo le esigenze del figlio che corre nel cross. Noi, che lì ci allenavamo perché è pista molto ostica, per via dei sassi che non danno mai garanzie di risposta alle aperture del gas, lo sapevamo che gli ostacoli erano in perenne mutamento, così prima di girare a velocità sostenuta facevamo un prudente giro di ricognizione. Eravamo in due quella sera, di passaggio dopo un'escursione in montagna durata tutta la giornata. Io con la mia XR 600 e Carlo col Kappa 300, decisamente più bravo di me, che correva nel regionale di enduro occupando sempre le prime posizioni in classifica. Nel nostro gruppo di amici io ero l'unico a non avere, all'interno dei paramani, la scritta "In caso di dubbio apri il gas e vai". A me quella scritta pareva da gasati e non mi piaceva. Nella ricognizione fatta la pista era apparsa immutata, perché non avevamo notato una biforcazione nuova che, al primo giro ad andatura sostenuta... abbiamo inforcato senza accorgercene. Io ero davanti e Carlo dietro, prudenti come se ci avessero appena informati di avere poche ore di vita. Era tutto il giorno che giravamo su mulattiere cattive ed eravamo sì stanchi, ma sciolti e a nostro agio. A un certo punto mi accorgo che qualcosa non andava come avrebbe dovuto, per via di una salita che non ricordavo di avere già fatto. Stando in piedi si vede bene, ma quello che avevo intravisto era un incubo. Il papà del pilota della Kawasaki aveva modificato una montagna di sassi e terra scavandoci un buco in mezzo profondo quattro metri, allo scopo di ricavarci un doppio salto, perché è d'uso che prima il pilota prenda le misure su una cuna unica, che viene poi aperta creando il doppio salto sul quale ci si è allenati per sapere come arrivare dall'altra parte della discesa. Cazzo! Io, andando più o meno a settanta all'ora non potevo fermarmi quindi decido al volo e spalanco la manetta del gas spiccando il volo, ma arrivando corto proprio sulla cima della seconda montagnetta. Svengo per la botta e alla XR si spezza il telaio in due. Carlo, dietro a me vedendomi nel vuoto fa in tempo a frenare, ma si ferma con la ruota davanti già nel buco a penzoloni e ha i piedi puntati sul bordo e urla disperato. Questa è la scena che i miei occhi hanno messo a fuoco appena ripresa conoscenza. Non ho memoria di quanto tempo sono stato svenuto, ma Carlo dice pochi secondi. Aiutandolo da dietro è riuscito a salvare moto e cavoli, e io sono stato a letto quindici giorni con una concussione cervicale che mi procurava dolore intenso e una brutta vertigine. Quella scritta all'interno dei paramani non l'ho mai voluta, ma quella sera mi ha salvato, e ha salvato anche Carlo che non le ha obbedito...
Foto del telaio dalla parte sinistra dove si vede una delle due saldature di rinforzo che ho dovuto fargli... La ruggine si è formata perché sono mesi che non la uso, ma ora che la salute è ritornata quella ruggine avrà vita breve.

Incantato è bello solo se non si è la manopola del gas...