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Anch'io sono stato giovane!
- nolimit
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Appena trovata in una scatola di cancelleria dimenticata, e subito postata con orgoglio malcelato
Correva l'anno 1976, alla pista "Mire" di Vittorio Veneto.
Campionato Junior Triveneto.
La "Mire" era la pista di casa, per me. Si vocifera che fui il primo a fare il doppio salto in discesa (proprio quello dove è stata scattata la foto) con un 250. però aveva una curva nella zona alta, in contropendenza, che mi sbatteva in terra una volta su tre
Se non sbaglio è di quell'anno un "rivale" che ancor oggi si legge nelle classifiche Veterans: Guerrino Zanardo;)
Lei, naturalmente, è quella che mi ha rubato il cuore per sempre, il primo Grande Amore: la Montesa Cappra VB 250
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complimenti...bella foto...che ricordi, non li scordi più...cmq una considerazione, ma se con moto come quella che vedo in foto, si facevano gare e salti, perchè con una Alp4.0 si finisce per rompere il telaietto reggi sella come ha fatto il nostro amico di Roma? questa è una domanda che mi faccio ogni volta che vedo foto come questa...eppure oggi dovrebbero essere fatte con uno standard di resistenza e di efficienza più alto di quando si montavano i due ammortizzatori laterali...che dite...
KAWA KLX 250_2009
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Gli americani dicono qualcosa tipo "You get what You pay for". Forcellone a parte, che al confronto degli scatolati in alluminio ed alle pressofusioni (o peggio, fusioni in terra, perfino!) di oggi pare decisamente ridicolo, quel telaio non credo abbia avuto alcunchè da invidiare a quelli di oggi. Anche perchè l'evoluzione della specie nella telaistica ha fatto passi più piccoli rispetto ai propulsori, ed al sistema ammortizzante, che ne hanno tratto i maggiori beenfici. Dopotutto era (come anche quelli Maico - che è arrivato dopo la Cappra - KTM, Husqvarna, Yamaha, ecc ecc) in CrMo nell'allora "famoso" AQ45. ecco, forse con gli acciai ci siamo affinati un po' di più, ma tanto sono stati sostutuiti quasi integralmente dai mostri in alluminio, e la doppia culla è sparita nel baratro dei ricordi
Quel motore aveva appena 42 cavalli all'albero, fa ridere comparato a un 2T di oggi, eppure ti staccava le braccia dalle spalle. Oggi si cerca la pastosità, la coppia gestibile... quella lì la coppia te la sparava in faccia tutta assieme come una badilata fra gli occhi
Oddio ! L'amo ancora....
Quel motore aveva appena 42 cavalli all'albero, fa ridere comparato a un 2T di oggi, eppure ti staccava le braccia dalle spalle. Oggi si cerca la pastosità, la coppia gestibile... quella lì la coppia te la sparava in faccia tutta assieme come una badilata fra gli occhi
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Ultima modifica di nolimit il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 2 volte in totale.
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La foto nel suo bianco e nero, perfetto peraltro da amarcord, è bellissima...ti invidio sanamente per i ricordi, ma soprattutto, e non ti ingelosire ...la moto è stupenda! Complimenti.
Alpeggi
Max
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Grazie Max, ancora ne ricordo il colore ed la sensazione tattile della sella e delle manopole. Il Maico che venne quasi tre anni dopo mi diede soddisfazioni, due costole, un piede una mano e il naso rotti, ma non fu mai amore tanto intenso come per quella spagnola che smiagolava cattivissima su per i salitoni.
La foto è in B/N perchè in quel periodo (breve) mi prese la smania del fai da te fotografico. La scattò la mia morosa di allora. Semmai la rivedo le riporto i tuoi complimenti Ma vive a Milano, e anche lei come la cappra è sempre più bella
Questo è il Maico MC250 (non il mio, del quale non so dove siano finite le foto )
La foto è in B/N perchè in quel periodo (breve) mi prese la smania del fai da te fotografico. La scattò la mia morosa di allora. Semmai la rivedo le riporto i tuoi complimenti Ma vive a Milano, e anche lei come la cappra è sempre più bella
Questo è il Maico MC250 (non il mio, del quale non so dove siano finite le foto )
Ultima modifica di nolimit il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 3 volte in totale.
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ne provai una nel 1977 ...come dici tu...da strapparti le braccia!!
ma quando la mettevi di traverso stava li dovevi solo dosare bene il gas...
ebbi anche la fortuna di provare il Maico 400... ...mamma mia!!!!!
ma quando la mettevi di traverso stava li dovevi solo dosare bene il gas...
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Alp 200
CRE 250 X
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Per quelli che nel 1976 non c'erano, dico soltanto che quella Montesa, come la Maico, le Ancilloti, le SWM, le KTM, ecc., ecc., erano delle grandissime moto all'avanguardia tecnologicamente per quei tempi, ma non credo di sbagliare dicendo che in mano a manici veri, sarebbero in grado di dire ancora la loro, almeno a livello amatoriale.
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Direi di si, o comunque non prenderebbero 10 secondi a giro Il problemino è che manici veri in grado di portare quelle moto ormai hanno 50 anni o piùp51mustang ha scritto:Per quelli che nel 1976 non c'erano, dico soltanto che quella Montesa, come la Maico, le Ancilloti, le SWM, le KTM, ecc., ecc., erano delle grandissime moto all'avanguardia tecnologicamente per quei tempi, ma non credo di sbagliare dicendo che in mano a manici veri, sarebbero in grado di dire ancora la loro, almeno a livello amatoriale.
Il vero limite di quei tempi lo si trovò nella 125, dove a un certo punto fu quasi realizzato il sogno incompiuto (per ora ) di Ecclestone: il monomotore!
La Sachs praticamente controllava il mercato totale, tranne che per Aspes, Zundapp, CZ, Fantic e pochissime altre.
Infatti quando si ritirò dalle scene molti, dopo un tentativo di usare l'Hiro (fabbrichetta che non potè sopportare l'impatto con simile domanda) chiusero bottega in modo assurdo, visto che erano tutti in crescita esplosiva.
Avevano un sacco di ordini, ma nessun motore da montare sui telai!
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C'era anche la Beta 125 che diceva la sua anche a livello di motocross italiano con il più volte campione Piron. C'era le yamaha che esordirono con la sospensione "monocross" posteriore. Insomma il mercato era fiorente e divertente. C'erano le grandi Fantic Caballero 125, grandissime moto per quei tempi.
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Piron Me lo ricordo pluricampione italiano con la Husqvarna 400, e primo degli italiani a combattere ad armi (quasi) pari con i mostri del mondiale di allora.
pensa che praticamente tutti i "grandi" italiani di quel periodo li ho visti tutti in una volta quando erano ancora dei ragazzetti.
Facevamo la gara di contorno allo Junior Nazionale, a belluno, crossodromo di Santa Giustina. Io nei box stavo accanto alla tenda di Alois Niedermayer, un ragazzone di Laives che diceva cinque parole in tedesco intercalate da un bestemmione in italiano.
Col solito cugino ci piazziamo sotto al primo salto dopo la partenza, un baratro di 7 metri appena dopo la chiusura ad imbuto ed in semicurva a sx: la partenza la sentimmo come l'arrivo di un temporale, motori alle stelle, lo scatto simultaneo delle 125 in accelerazione piena, la terra che trema, il tuono dell'avvicinamento al salto in gruppo compatto e.... all'improvviso un pazzo, davanti a tutti, piomba giù come un missile a velocità pazzesca, completamente in orizzontale
Era la prima volta che vedevo e sentivo parlare di un certo Maurizio Dolce
pensa che praticamente tutti i "grandi" italiani di quel periodo li ho visti tutti in una volta quando erano ancora dei ragazzetti.
Facevamo la gara di contorno allo Junior Nazionale, a belluno, crossodromo di Santa Giustina. Io nei box stavo accanto alla tenda di Alois Niedermayer, un ragazzone di Laives che diceva cinque parole in tedesco intercalate da un bestemmione in italiano.
Col solito cugino ci piazziamo sotto al primo salto dopo la partenza, un baratro di 7 metri appena dopo la chiusura ad imbuto ed in semicurva a sx: la partenza la sentimmo come l'arrivo di un temporale, motori alle stelle, lo scatto simultaneo delle 125 in accelerazione piena, la terra che trema, il tuono dell'avvicinamento al salto in gruppo compatto e.... all'improvviso un pazzo, davanti a tutti, piomba giù come un missile a velocità pazzesca, completamente in orizzontale
Era la prima volta che vedevo e sentivo parlare di un certo Maurizio Dolce
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