Motoalpinismo nei sentieri della mente
In montagna, in mezzo al profumo di resina dei pini, passiamo tranquilli con le nostre moto, senza fretta, senza rumore, senza dimenticare che intorno a noi ci sono tanti animali nel loro ambiente naturale.
Ci guardiamo intorno, attraversando la fiumara. Il paesaggio è strano, grigio ma pieno di intensità. Ci fermiamo, e mi sembra quasi di essere in un vecchio film western, dove i cow-boys abbeverano la mandria al fiume.
Continuiamo a guardarci intorno e, incrociando i nostri sguardi, finiamo per sorridere guardando, con la coda dell’occhio, le nostre fidate moto. Ci accompagnano fedeli dove nessun altro ha voluto seguirci. Le portiamo dove speriamo di immergerci nel verde delle montagne e di incontrare placidi animali al pascolo.
E pensare che solo qualche anno fa non avrei certo immaginato di potermi ritrovare su sentieri sconosciuti ad annusare profumi così intensi. La piccola moto sale facilmente ed io l’accompagno con movimenti fluidi del mio corpo. Non c’è fatica e non c’è tensione!
Vorrei guardarmi meglio intorno e allora mi fermo nuovamente a scattare foto che mi ricorderanno questa meravigliosa avventura quando non avrò più la possibilità di ripercorrere i sentieri della mente.
[size=150]ATTENZIONE[/size]: oggi dalle 13:00 circa il forum sara' utilizzabile in sola lettura per operazioni di manutenzione. L'operazione dovrebbe durare alcuni minuti,
Motoalpinismo nei sentieri della mente
Motoalpinismo nei sentieri della mente
A presto e...
Buon motortrip,
alp
Buon motortrip,
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Conferma
Da quello che scrivi caro Alp vedo che condividi il mio motto "Guardati intorno e stai sereno" cosa che mi viene naturale quando vado in montagna specialmente da solo..
guardati in giro e stai sereno
Pensieri e parole
" utti gli uomini si distinguono in schiavi e liberi perchè chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo" (Friederich Nietzsche), perciò il vero lusso nella nostra società postindistriale, non è fatto di panfili, denari e collier ma consiste in privilegi di tutt'altro genere: AVERE TEMPO PER SE STESSI, disporre di uno spazio per la propria privacy, godere del silenzio senza la suoneria del telefonino, ammirare la bellezza senza snobismi, godere della amicizia senza interesse. Eh? Jo
Tempo per se stessi
Tempo per se stessi
Come giustamente afferma Jo, il nostro tempo libero è ciò che ci rende liberi.
E allora, proprio per evidenziare la QUALITA' della nostra vita ecco che è a disposizione il forum HOBBY, dove disquisire su ciò che ci piace fare... oltre la moto.
Come giustamente afferma Jo, il nostro tempo libero è ciò che ci rende liberi.
E allora, proprio per evidenziare la QUALITA' della nostra vita ecco che è a disposizione il forum HOBBY, dove disquisire su ciò che ci piace fare... oltre la moto.
A presto e...
Buon motortrip,
alp
Buon motortrip,
alp
Motoalpinismo nei sentieri della mente
Luoghi Sacri
Sul Dizionario della Lingua Italiana, di Tullio De Mauro (Ed. Paravia), alla voce “sacro” testualmente c’è scritto: “Destinato al culto, alle cerimonie religiose. Che riguarda la presenza e le manifestazioni del divino, che si riferisce alla religione e al culto. Che riguarda la divinità. Che deve essere oggetto di rispetto assoluto e di venerazione. Inviolabile. Che suscita un sentimento di stupore, di reverente rispetto”.
“Luoghi sacri” è il titolo di una ricerca che stava conducendo, ieri, mia figlia, per la scuola. Nel leggere ciò che veniva riportato, la mia attenzione mi rimandava, sempre più, a luoghi a me familiari, destinati a riti intrisi di profonda spiritualità. Non parlo di religione ma di un modo di sentire la spiritualità attraverso il contatto con la natura: vedere in un panorama tutta la forza e la bellezza del soprannaturale. Ecco: l’avvicinarsi al sovrannaturale attraverso il contatto con il naturale, con la natura.
E qui mi riallaccio ad un discorso recentemente intrapreso dal nostro Ernesto (indirizzo) sul motociclismo classico e su quello romantico. Nel nostro procedere per valli e monti, per fiumi e laghi non possiamo nascondere la profonda vena romantica del motoalpinismo rispetto al tecnicismo dell’enduro (la ricerca della performance attraverso l’ottimizzazione tecnologica è un tipico pensiero classico). Quella concezione della vita che ci porta a scegliere il percorso più ostico per arrivare al punto che da un’altra strada (magari asfaltata) si sarebbe raggiunto più facilmente. Seguire la via più lunga e tortuosa per arrivare al tuo obiettivo (!).
La “sacralità” di certi luoghi che raggiungiamo come meta del nostro peregrinare motoalpinistico è, credo, un vissuto comune a molti di noi romantici. Un attimo di riflessione ed eccomi immediatamente proiettato su quelli che intimamente vivo come dei luoghi sacri, quei luoghi in cui, con i soliti amici, mi ritrovo a “meditare sulle cose della vita” dopo che, con la tipica fatica del pellegrinaggio, li raggiungo stremato ma speranzoso, nel tentativo di soddisfare il mio desiderio di beatitudine dentro la natura. Sono quei luoghi che, certamente, ognuno di noi possiede dentro. Quei luoghi che rappresentano soggettivamente l’altra faccia della nostra escursione motoalpinistica, quella non tecnologica ma emozionale (non classica ma romantica direbbe Ernesto).
Per questo ho pensato di proporre a tutti voi del forum di identificare, ciascuno per sé, le località (raccomando le foto!) più rappresentative delle nostre motoescursioni, sottolineandone l’importanza dal punto di vista emozionale, intima, spirituale, personale… “sacra” insomma!
Sul Dizionario della Lingua Italiana, di Tullio De Mauro (Ed. Paravia), alla voce “sacro” testualmente c’è scritto: “Destinato al culto, alle cerimonie religiose. Che riguarda la presenza e le manifestazioni del divino, che si riferisce alla religione e al culto. Che riguarda la divinità. Che deve essere oggetto di rispetto assoluto e di venerazione. Inviolabile. Che suscita un sentimento di stupore, di reverente rispetto”.
“Luoghi sacri” è il titolo di una ricerca che stava conducendo, ieri, mia figlia, per la scuola. Nel leggere ciò che veniva riportato, la mia attenzione mi rimandava, sempre più, a luoghi a me familiari, destinati a riti intrisi di profonda spiritualità. Non parlo di religione ma di un modo di sentire la spiritualità attraverso il contatto con la natura: vedere in un panorama tutta la forza e la bellezza del soprannaturale. Ecco: l’avvicinarsi al sovrannaturale attraverso il contatto con il naturale, con la natura.
E qui mi riallaccio ad un discorso recentemente intrapreso dal nostro Ernesto (indirizzo) sul motociclismo classico e su quello romantico. Nel nostro procedere per valli e monti, per fiumi e laghi non possiamo nascondere la profonda vena romantica del motoalpinismo rispetto al tecnicismo dell’enduro (la ricerca della performance attraverso l’ottimizzazione tecnologica è un tipico pensiero classico). Quella concezione della vita che ci porta a scegliere il percorso più ostico per arrivare al punto che da un’altra strada (magari asfaltata) si sarebbe raggiunto più facilmente. Seguire la via più lunga e tortuosa per arrivare al tuo obiettivo (!).
La “sacralità” di certi luoghi che raggiungiamo come meta del nostro peregrinare motoalpinistico è, credo, un vissuto comune a molti di noi romantici. Un attimo di riflessione ed eccomi immediatamente proiettato su quelli che intimamente vivo come dei luoghi sacri, quei luoghi in cui, con i soliti amici, mi ritrovo a “meditare sulle cose della vita” dopo che, con la tipica fatica del pellegrinaggio, li raggiungo stremato ma speranzoso, nel tentativo di soddisfare il mio desiderio di beatitudine dentro la natura. Sono quei luoghi che, certamente, ognuno di noi possiede dentro. Quei luoghi che rappresentano soggettivamente l’altra faccia della nostra escursione motoalpinistica, quella non tecnologica ma emozionale (non classica ma romantica direbbe Ernesto).
Per questo ho pensato di proporre a tutti voi del forum di identificare, ciascuno per sé, le località (raccomando le foto!) più rappresentative delle nostre motoescursioni, sottolineandone l’importanza dal punto di vista emozionale, intima, spirituale, personale… “sacra” insomma!
A presto e...
Buon motortrip,
alp
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- max37
- Messaggi: 6633
- Iscritto il: mer 06 giu, 2007 8:23 pm
- Località: Dueville ( Vi ) Moto: Cagiva Navigator 1000 Beta Alp 200
Motoalpinismo nei sentieri della mente
sarà che è troppo poco tempo che faccio fuoristrada e non conosco così tanti posti immersi nella natura ma mi risulta difficile identificare un posto che per me sia sacro.
il solo andare per boschi e godere della natura mi fa stare in pace con me stesso, quindi la natura e i suoi paesaggi sono per me sacri.
non ho capito quello che ho scritto anche perchè sono un tipo pratico e per niente spirituale
il solo andare per boschi e godere della natura mi fa stare in pace con me stesso, quindi la natura e i suoi paesaggi sono per me sacri.
non ho capito quello che ho scritto anche perchè sono un tipo pratico e per niente spirituale
Max37
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
Motoalpinismo nei sentieri della mente
A proposito di Luoghi Sacri
Primo pomeriggio. Siamo già in quota e decidiamo di fare un giro ancora più su. E’ tanto che non vedo quei luoghi: da quando il nostro Pino ha abbandonato il fuoristrada. E’ arrivato il momento di ritornarci per mostrare ad Alex una fra le fiumare più belle della zona, uno dei miei “luoghi sacri”, uno di quei posti dove ogni volta che torni provi la stessa forte emozione della prima volta che ci sei stato per quanto è bello.
Fa caldo per essere in primavera e ancora non ci siamo abituati all’orario legale. Gironzoliamo fra le carreggiabili guardandoci intorno. Non incontriamo anima viva. Sono i percorsi che facevo in MTB fino a qualche anno fa. I vecchi ormai hanno bisogno del motore: devo rassegnarmi a questa condizione anagrafica.
Si susseguono una miriade di incroci e, dopo aver attraversato l’ultimo crinale, cominciamo la lunga discesa che ci porta al nostro posto mitico. E’ uno di quei luoghi che definisco, soggettivamente, sacro. Mi rimanda ad escursioni con vecchi amici, a gite di ferragosto con la famiglia, a uscite in MTB e a bagni ghiacciati sotto le cascate. Il rumore della cascata ha su di me un effetto ipnotico. Mi metterei a dormire se ci fosse meno fresco e avessi poi qualcuno che mi portasse di peso a casa. Meglio non rilassarsi troppo!
E’ certamente uno dei luoghi più belli che abbiamo in zona. La cascata fa un volo di 4-5m prima di arrivare alla vasca sottostante, una pozza circolare profonda quasi 2m e con un diametro di circa 10. L’acqua è limpida. Ogni tanto si intravedono grosse trote, ogni tanto ranocchi. Ci fermiamo a riposare e prendere un po’ di fresco. Vicino al salto, la vaporizzazione dell’acqua profuma di umido e l’aria è pervasa di bollicine fresche che aderiscono rumorosamente sul viso lasciando una patina perlata.
Ai bordi del canale d’acqua, Alex si gode il meritato riposo. E’ tutto il giorno che siamo in giro in moto. Gli altri sono rientrati prima, chi aveva impegni con la famiglia, chi voleva seguire le partite. Gli stoici del motoalpinismo perseverano nella loro missione!
Troppo scontato ripercorrere la stessa via per il rientro. Prendiamo verso valle seguendo la fiumara ma un pantano d’acqua, o meglio, sabbie mobili, ci impediscono di proseguire. Scorgo un salitone ripidissimo che si arrampica fino ad incrociare una carrareccia che ci riporta sulla via del ritorno. Decidiamo di farlo.
Parto sparato (per modo di dire!) e arrivato ad una ventina di metri dalla cima la moto non va più: manca l’aderenza! Alex si che parte sparato e riesce a fare (grazie alla potenza del motore, agli pneumatici da enduro e al manico) una decina di metri più di me prima di ritrovarsi col TM per terra a causa di uno sbilanciamento.
Tutto OK! Niente di grave. Prima di stabilire il da fare rimettiamo in piedi la moto. E’ tutto in ordine e stabiliamo di tirarle su di peso. Con non poca fatica il TM riesce a recuperare la carrareccia. Forse per lo sforzo compiuto forse per il copertone da trial (comunque appena messo) ma l’Alp non ne vuole sapere di salire. Decido quindi di scendere e provare l’attraversamento della palude. Non l’avessi mai fatto! La moto s’impantana e comincia ad affondare. Con la forza della disperazione riesco a trascinarla fuori e comincio a suonare il clacson: è il segnale convenuto con Alex: doveva scendere!
Su quella mulattiera si faceva fatica anche a stare in piedi o a provare a salire o a scendere con le proprie gambe, figurarsi sulla moto! Riprendiamo, perciò quella che era la via percorsa all’andata e allunghiamo, però, il nostro giro passando da una variante più interessante.
E’ proprio vero, in due è più facile apprezzare il paesaggio montano. C’è meno rumore ed è più veloce stabilire il da farsi. In situazioni di difficoltà, come quella che abbiamo appena affrontato, però, qualche mano in più sarebbe servita di sicuro. Cominciavo a sentire la stanchezza addosso.
Rientriamo attraversando un bosco di pini dove il profumo della resina penetra dentro fino a inebriarti. Manteniamo un’andatura costante: la prudenza è d’obbligo dopo una giornata intera passata sulla moto.
Una giornata fra fango, salitoni, fatica, alberi e tanta acqua. Una giornata di motoalpinismo!
Primo pomeriggio. Siamo già in quota e decidiamo di fare un giro ancora più su. E’ tanto che non vedo quei luoghi: da quando il nostro Pino ha abbandonato il fuoristrada. E’ arrivato il momento di ritornarci per mostrare ad Alex una fra le fiumare più belle della zona, uno dei miei “luoghi sacri”, uno di quei posti dove ogni volta che torni provi la stessa forte emozione della prima volta che ci sei stato per quanto è bello.
Fa caldo per essere in primavera e ancora non ci siamo abituati all’orario legale. Gironzoliamo fra le carreggiabili guardandoci intorno. Non incontriamo anima viva. Sono i percorsi che facevo in MTB fino a qualche anno fa. I vecchi ormai hanno bisogno del motore: devo rassegnarmi a questa condizione anagrafica.
Si susseguono una miriade di incroci e, dopo aver attraversato l’ultimo crinale, cominciamo la lunga discesa che ci porta al nostro posto mitico. E’ uno di quei luoghi che definisco, soggettivamente, sacro. Mi rimanda ad escursioni con vecchi amici, a gite di ferragosto con la famiglia, a uscite in MTB e a bagni ghiacciati sotto le cascate. Il rumore della cascata ha su di me un effetto ipnotico. Mi metterei a dormire se ci fosse meno fresco e avessi poi qualcuno che mi portasse di peso a casa. Meglio non rilassarsi troppo!
E’ certamente uno dei luoghi più belli che abbiamo in zona. La cascata fa un volo di 4-5m prima di arrivare alla vasca sottostante, una pozza circolare profonda quasi 2m e con un diametro di circa 10. L’acqua è limpida. Ogni tanto si intravedono grosse trote, ogni tanto ranocchi. Ci fermiamo a riposare e prendere un po’ di fresco. Vicino al salto, la vaporizzazione dell’acqua profuma di umido e l’aria è pervasa di bollicine fresche che aderiscono rumorosamente sul viso lasciando una patina perlata.
Ai bordi del canale d’acqua, Alex si gode il meritato riposo. E’ tutto il giorno che siamo in giro in moto. Gli altri sono rientrati prima, chi aveva impegni con la famiglia, chi voleva seguire le partite. Gli stoici del motoalpinismo perseverano nella loro missione!
Troppo scontato ripercorrere la stessa via per il rientro. Prendiamo verso valle seguendo la fiumara ma un pantano d’acqua, o meglio, sabbie mobili, ci impediscono di proseguire. Scorgo un salitone ripidissimo che si arrampica fino ad incrociare una carrareccia che ci riporta sulla via del ritorno. Decidiamo di farlo.
Parto sparato (per modo di dire!) e arrivato ad una ventina di metri dalla cima la moto non va più: manca l’aderenza! Alex si che parte sparato e riesce a fare (grazie alla potenza del motore, agli pneumatici da enduro e al manico) una decina di metri più di me prima di ritrovarsi col TM per terra a causa di uno sbilanciamento.
Tutto OK! Niente di grave. Prima di stabilire il da fare rimettiamo in piedi la moto. E’ tutto in ordine e stabiliamo di tirarle su di peso. Con non poca fatica il TM riesce a recuperare la carrareccia. Forse per lo sforzo compiuto forse per il copertone da trial (comunque appena messo) ma l’Alp non ne vuole sapere di salire. Decido quindi di scendere e provare l’attraversamento della palude. Non l’avessi mai fatto! La moto s’impantana e comincia ad affondare. Con la forza della disperazione riesco a trascinarla fuori e comincio a suonare il clacson: è il segnale convenuto con Alex: doveva scendere!
Su quella mulattiera si faceva fatica anche a stare in piedi o a provare a salire o a scendere con le proprie gambe, figurarsi sulla moto! Riprendiamo, perciò quella che era la via percorsa all’andata e allunghiamo, però, il nostro giro passando da una variante più interessante.
E’ proprio vero, in due è più facile apprezzare il paesaggio montano. C’è meno rumore ed è più veloce stabilire il da farsi. In situazioni di difficoltà, come quella che abbiamo appena affrontato, però, qualche mano in più sarebbe servita di sicuro. Cominciavo a sentire la stanchezza addosso.
Rientriamo attraversando un bosco di pini dove il profumo della resina penetra dentro fino a inebriarti. Manteniamo un’andatura costante: la prudenza è d’obbligo dopo una giornata intera passata sulla moto.
Una giornata fra fango, salitoni, fatica, alberi e tanta acqua. Una giornata di motoalpinismo!
A presto e...
Buon motortrip,
alp
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